Amis sèmpér,

murus mai

La locanda

del bèch

L’eredità de

zio Bortolo

In missiù dal

paradìs

Per solc, per

unur o per amur

La medesina

miraculusa

In sirca de

förtüna

Scua, palèta

e stras

Tri neùcc in

vacansa

La cà del

preòst

Ol cör al vé

mai vècc

L’EREDITA’ DE ZIO BORTOLO

(2013 - Commedia brillante in tre atti di Antonella Zucchini tradotta ed adattata da Gianluigi Radavelli).

Lo zio Egisto dell’originale fiorentino diventa zio Bortolo, nome più adatto alla realtà bergamasca, e la nobile Firenze si trasferisce nell’altrettanto signorile Città Alta, ma il divertimento non cambia.

 

Nella Bergamo Alta del primo Novecento vivono Adalgisa Belotti vedova Zanchi e i due figli Cesare e Marianna con il vecchio cognato Bortolo.

La bella casa signorile, dove l’arguta Elvira presta il suo servizio di domestica, è teatro dei continui battibecchi tra i due cognati: l’una spendacciona e amante della bella vita, l’altro avaro e sempre malaticcio che non sopporta di veder sperperare il patrimonio lasciato dal fratello.

I figli hanno seguito l’esempio della madre e così Cesare non lavora e passa il suo tempo tra le osterie e la caccia (insieme all’amico Baldo), mentre Marianna ha come unica occupazione quella di cercare un buon partito da sposare, come il suo Armandino.

Un giorno dalla banca arriva un avviso per la vedova: il conto pian piano si è asciugato e non c’è più una lira.

Dopo i primi momenti di disperazione, che vedono quasi sfumare le nozze di Marianna, l’intraprendente vedova non si arrende ed escogita un piano insieme ai figli: prendere il vecchio zio con moine e gentilezze fino a farlo arrivare ad intestare loro il testamento.

Ma lo zio se ne accorge e...